La Prima Direttiva, Star Trek - La prima regola

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Red Hot Chili Peppers
view post Posted on 19/10/2008, 19:19




La Prima Direttiva

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Poiché il diritto di ogni essere senziente a vivere secondo la sua naturale evoluzione culturale è considerato sacro, nessun membro della Flotta Stellare interferirà con lo sviluppo normale e salutare di una cultura o forma di vita aliena. Tale interferenza include l'introduzione di conoscenze, tecnologia, armamenti superiori in un mondo la cui società sia incapace di utilizzare saggiamente tali innovamenti. Il personale della Flotta Stellare non può violare la Prima Direttiva, neanche per salvare le proprie vite o le proprie navi, a meno che non agiscano per rimediare ad una precedente violazione o ad una contaminazione accidentale della cultura in oggetto. Questa direttiva ha la precedenza su tutte le altre considerazioni, e comporta la massima obbligazione morale



Commento
Una conseguenza poco amata dell'essere una cultura e una società pluraliste e rispettose per l''altro', quale abbiamo visto essere la società di Star Trek, è la Prima Direttiva, spesso vista come una regola disumana e poco comprensibile: ad esempio nel caso in cui si debba lasciar morire un intero pianeta pur di non interferire, come in "Terra Promessa" (TNG). Anche in questi casi estremi, la domanda che sta alla base della 'non azione' prescritta dalla Prima Direttiva è: chi siamo noi per decidere della vita e della morte di un intero pianeta? Abbiamo noi questo diritto? Anche se per molti, appare del tutto mostruoso il non intervenire anche in questi casi, bisogna riconoscere che il quesito non è peregrino (vedi Una cultura pluralista e policentrica).
La scelta di basare l'intera esplorazione sull'ideale di non interferenza è dovuta al profondo rispetto di Star Trek per tutto ciò che è 'altro'. Essere in grado di affrontare il problema della comunicazione con l''altro' è infatti uno dei requisiti stessi richiesti ad ogni capitano e comandante di astronavi.
Se l'intera esplorazione è basata sull'ideale di non interferenza, ciò non è un caso, ma trae origine da un altro dei valori portanti del mondo di Star Trek: la preservazione della memoria del passato.
L'essere umano ha una dimensione storica e culturale: quello che differenzia l'essere umano dagli altri animali (o in questo caso cosa differenzia gli esseri senzienti dagli altri esseri) è proprio l'avere una cultura, un retaggio, una storia. Non quindi Storia come magistra vitae, ma Storia come una studio delle fasi dell'esistenza culturale di una civiltà, indispensabile per capirne gli sviluppi presenti e quelli futuri. Solo in questo senso la storia può avere anche qualcosa da insegnare. In questo caso, le esplorazioni compiute dal genere umano nel passato ci insegnano che, anche con le migliori intenzioni, l'incontro affrettato fra due culture, è degenerato quasi sempre in scontro.
La comunicazione è un'arte difficile, non solo e non tanto per i problemi linguistici (problema ovvio, accantonato abilmente con l'espediente scenico del traduttore universale), ma soprattutto per motivi culturali. Il comunicare stesso è una forma culturale e i modi di comunicazione stessi variano fra le culture (notevole su questo la puntata "Darmok", TNG). Anche i contenuti che si vogliono comunicare possono non essere gli stessi. La cultura di Star Trek, essendo una cultura pluralista, è forse fra le più adatte a comunicare con una cultura aliena, poiché sa adattarsi. Riveste quindi particolare interesse per la Federazione il problema del ricevente: è questi in grado di capire i contenuti che voglio comunicare con lui? È interessato a capirli? Ma soprattutto: è giusto che li capisca? Quest'ultima domanda è forse la più importante perché è la meno banale. La cultura di Star Trek ci appare superiore, ma probabilmente non ammetterebbe una tale definizione gerarchica. Non vi sono culture 'superiori' perché non vi sono culture 'inferiori'. Ogni contatto di una cultura progredita scientificamente (ma anche eticamente), con un'altra cultura, è destinato a cambiarla irreparabilmente, anche se questo a volte appare desiderabile alla nostra morale (per esempio una cultura basata sulla repressione dei 'diversi' come quella di "Il Diritto di Essere", TNG). Il danno alla cultura peculiare di una società è una danno al futuro stesso: questa cultura, forse, in futuro avrebbe potuto produrre e scoprire significati che non ci sono ancora chiari. Per non menzionare il fatto che le verità rivelate non sono mai altrettanto buone come le spiegazioni conquistate.
Quando allora comunicare con una cultura 'aliena'? La Federazione si è data un preciso limite per l'applicazione della Prima Direttiva: qualsiasi società scopra la velocità curvatura, viene contattata, le viene spiegato che esiste una Federazione, basata su certi principi, e viene invitata a partecipavi. Alcuni decidono di farlo, altri no, ma mantengono contatti nei casi di emergenza (isolazionisti), altri invece non ne vogliono sapere di alcun tipo di contatto (xenofobi).
La linea di demarcazione costituita dalla velocità curvatura è stata scelto per un motivo pragmatico: un popolo che abbia scoperto la velocità curvatura, scopre, ipso facto, l'esistenza di altre culture, di altre forme di vita etc. Le precauzioni che vengono prese al primo contatto, mostrano come gli scrupoli che hanno originato la Prima Direttiva siano ancora esistenti, e si cerca di minimizzare l'impatto ormai comunque inevitabile. La critica che si può fare è che può sembrare che la Federazione sia impegnata nella preservazione 'museale', delle civiltà minoritarie esistenti. La Prima Direttiva inoltre è stata spesso accusata di essere spietata, ed oggettivamente spesso lo è. La pietà d'altronde è un'emozione umana (come direbbe Spock), che spesso porta a risultati del tutto diversi da quelli che l'oggetto della pietà avrebbe voluto. Faccio qualche esempio tratto dalla storia terrestre, ricchissima di simili esempi. Racconta Bernal Diaz, un testimone della Conquista delle Americhe:
"Gesù permise che il cacicco diventasse cristiano: il monaco lo battezzò e chiese e ottenne dal governatore che il cacicco non fosse bruciato, ma impiccato".
Dal punto di vista del cristiano, e soprattutto del cristiano dell'epoca, il monaco ha salvato la vita eterna del cacicco e gli ha risparmiato una morte atroce; ma dal punto di vista del cacicco pagano, è servita poi a molto la pietà del monaco?
Nel rapportarsi con una cultura 'altra' (aliena), bisogna capire che 'altri' sono i valori, e non è detto che ciò che a noi pare giusto o ingiusto, lo sia realmente anche per l''altro'.
Vi sono innumerevoli puntate che trattano di questo tema, ma l'esempio più calzante è forse quello dei rapporti con i Klingon: durante il Primo Contatto i rappresentanti della Federazione cercarono di cambiare la struttura della società Klingon e questo portò dapprima alla guerra civile nell'Impero Klingon e poi alla guerra con la Federazione.
Eppure resta la sensazione che spesso la Prima Direttiva somigli più al "principio di non interferenza negli affari privati di un altro Stato" che ha portato a tanti lutti e ingiustizie nella storia del nostro secolo. E sicuramente c'è del vero. In una puntata, "I terroristi di Rutia" (TNG), la questione viene affrontata, senza apparente soluzione. Dice il capo dei terroristi a Picard:
"Capitano, per molti versi la Federazione è da ammirare, ma c'è una punta di vigliaccheria morale nei vostri rapporti con i pianeti non allineati. Voi state facendo affari con un governo che ci schiaccia e sostenete di non essere coinvolti, invece siete tremendamente coinvolti e vi rifiutate di sporcarvi le mani."
La grandezza di Star Trek sta anche nel presentare le proprie debolezze. I frequenti esempi in cui la Prima Direttiva entra in conflitto con i principi etici basilari, e ancor più i numerosi esempi in cui essa viene violata, stanno a testimoniare come la Prima Direttiva non sia considerata come un principio assoluto, ma semplicemente come la miglior regola che si sono saputi dare di fronte ad un problema complicatissimo come quello dei rapporti con l''altro' in un contesto estremo come quello dell'esplorazione spaziale.
Il nome stesso 'Direttiva' indica una indicazione di massima, non un imperativo categorico. La morale della società di Star Trek non è di tipo catechistico, non pretende cioè di sapere sempre ciò che è bene e ciò che è male; è piuttosto una morale elastica, come è giusto che sia, perché infiniti sono i contesti di applicazione dei principi morali. Una morale elastica, una morale a là Nietschke, è infatti la miglior morale per una società di persone intellettualmente capaci quale quella di Star Trek, in un contesto estremamente dinamico come quello dello spazio.
Anche se la Prima Direttiva è un Ordine Generale dato ai comandanti, ed è quindi formulata in modo assai preciso, è abbastanza probabile che le spiegazioni date da Picard, e prima ancora da Kirk, nei numerosi casi in cui entrambi l'hanno violata, debbano essere state ritenute sufficienti, perché non si è mai saputo di nessun serio provvedimento preso nei loro confronti per aver violato la Prima Direttiva.
Questo atteggiamento verso chi, in coscienza, decide di non seguire un ordine, è precisamente l'atteggiamento che ci si aspetta da una società che ha saputo far tesoro degli errori del passato terrestre, quando indicibili crimini sono stati commessi nascondendosi dietro l'obbedienza agli ordini. (Vedi anche Violenza e non violenza in Star Trek e Significati Profondi della Kobayashi Maru)
Una società 'utopica' quindi, dove però i conflitti esistono e vengono discussi, non esorcizzati, né sublimati, né repressi. La Prima Direttiva, in quanto soluzione parziale (tutte le soluzioni sono parziali!), viene continuamente rimessa in discussione, e in alcuni casi abbandonata, proprio perché non vi sono regole certe e immutabili, ma il contesto può essere più importante della regola.
La Prima Direttiva non è sta quindi a rappresentare quindi una cultura indifferente per le ingiustizie, tutt'altro. Quante volte abbiamo visto Picard, e anche Kirk, rischiare la sicurezza stessa della nave per rispettare un principio (si pensi al principio 'minimalista' di "preservare la vita").


 
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